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Nelle pubbliche amministrazioni si applichino protocolli per smart working. Regione Basilicata convochi i sindacati per la costituzione del Comitato tecnico scientifico regionale.

Ci apprestiamo all’avvio della fase 2, con la ripresa “ordinaria” di alcune attività produttive nel nostro paese, una ripartenza che suscita ancora tante incertezze e che in ogni caso richiederà molta cautela e tanta prudenza. E questo non riguarda le sole attività produttive, ma la stessa pubblica amministrazione che dovrà garantire l’erogazione dei servizi pubblici e contemporaneamente tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori.

Molti enti in Basilicata hanno applicato le disposizioni sullo smart working che hanno avviato in forma emergenziale con modalità improvvisate e con le risorse informatiche di cui disponevano. Difficoltà abbiamo registrato nella complessiva applicazione dell’art. 87, sia rispetto al corretto utilizzo delle ferie in quanto alcuni enti hanno indotto i lavoratori e le lavoratrici ad utilizzare anche le ferie del 2020, sia rispetto all’applicazione dell’esenzione dal servizio previsto come extrema ratio nei casi in cui, terminate ferie e congedi, non vi fosse la possibilità di ricorrere al lavoro agile.

Poche, pochissime le realtà nelle quali sono stati costituiti i Comitati per l’applicazione dei regolamenti per la sicurezza, a tutt’oggi attendiamo la convocazione della Regione Basilicata per la costituzione del Comitato tecnico scientifico regionale previsto dallo specifico protocollo per la sicurezza in sanità. In sostanza abbiamo registrato misure applicate a macchia di leopardo nella nostra regione e a oggi, mentre ci apprestiamo a navigare nella fase due, di fatto siamo ancora in mezzo al guado nella fase emergenziale.

Per entrare nella fase 2 è necessario anzitutto che le pubbliche amministrazioni abbiano ben chiaro il concetto che non si torna alla normalità, il DPCM del 26 aprile prevede chiare e precise riaperture.Non vorremmo perciò che questo approssimarsi induca qualche ente a recedere da alcune misure adottate facendo rientrare in servizio personale anche nelle ipotesi non necessarie.
Si rende indispensabile l’attivazione di confronti con le organizzazioni sindacali e le RSU per recepire, in base alle specificità dei posti di lavoro, il Protocollo di accordo per la prevenzione e la sicurezza dei dipendenti pubblici in ordine all’emergenza sanitaria da Covid- 19 firmato dal ministro Dadone e le organizzazioni sindacali. Il protocollo è uno strumento per condividere con le rappresentanze sindacali tutte le iniziative poste in essere per la tutela dei lavoratori ma anche dell’utenza e dei cittadini nella delicata attuazione delle fasi progressive di rientro.

Si rammenta che la modalità ordinaria di lavoro nelle pubbliche amministrazioni resta il lavoro agile come già sancito dall’art. 87 del Decreto Legge 17 marzo 2020, n. 18, che prevede che fino alla cessazione dello stato di emergenza epidemiologica da COVID-2019, fissato al 31 luglio 2020 dalla delibera assunta dal Consiglio dei ministri del 31 gennaio 2020, le pubbliche amministrazioni operino in modalità smart.

Ne deriva che ogni e qualsiasi modalità di lavoro diversa deve essere disposta con atto formale da parte del datore di lavoro nel rispetto delle disposizioni normative citate e che pertanto, i lavoratori pubblici attualmente in smartworking, dovranno essere chiamati a prestare attività lavorativa in sede, con apposito provvedimento del datore di lavoro o del rispettivo responsabile, non solo per una precisa assunzione di responsabilità da parte di chi gestisce il personale, ma anche, nelle more della sottoscrizione del citato protocollo. Segnaleremo all’Ispettorato per la funzione pubblica presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri qualsiasi violazione delle menzionate disposizioni normative e contrattuali o rientri presso le sedi di lavoro non disposti con provvedimenti formali, o comunque in difformità dalle previsioni del protocollo sopra richiamato.Per questo è fondamentale che le singole amministrazioni si attivino celermente per la sottoscrizione dei protocolli sulla sicurezza definendo a monte le modalità di rientro in servizio del personale, ove questo sia necessario, stabilendo una rotazione nei rientri, concordando anche orari di lavoro consoni ed integrati con i sistemi di trasporto e tutte le misure idonee a garantire una “rarefazione” della presenza dei lavoratori e delle lavoratrici negli ambienti di lavoro. E soprattutto devono essere adottate tutte le misure di sicurezza nella regolazione delle presenze e forniti i necessari e adeguati DPI ai lavoratori.

Insomma si tratta di costruire sin da subito un sistema integrato che possa garantire la ripresa dei servizi erogati e la sicurezza non solo dei lavoratori ma della collettività riducendo al massimo le pur prevedibili possibilità di contagio.