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Mancata conclusione delle procedure di stabilizzazione e incomprensibili scelte rispetto agli incarichi delle aziende del sistema sanitario regionale

Nel mentre si susseguono annunci e proclami del governo regionale sullo stato della nostra sanità regionale, sconfessati nei fatti anche dal recente dato sulla mobilità regionale passiva diffusa dall’ultimo report dell’osservatorio Gimbe di gennaio 2024 e pari a 83.482.904 euro, si profila un non governo delle politiche di gestione e valorizzazione del personale della sanità. A cominciare dalla mancata conclusione delle procedure di stabilizzazione, ai sensi dell’art.1, comma 268, della legge di bilancio 2022, avviate circa un anno fa e non ancora concluse nonostante i piccoli numeri residui di infermieri e oss da stabilizzare e le costanti rassicurazioni dell’assessorato. Benché, tra l’altro, alla luce dei piani dei fabbisogni di personale approvati dalle aziende ci siano le necessarie capacità assunzionali, assistiamo ad un incomprensibile stallo che rallenta anche la possibilità di una ulteriore ricognizione di coloro che abbiano maturato i requisiti per la stabilizzazione medio tempore.

Allo stesso modo sulla vexata questio della regolamentazione e disciplina del sistema degli incarichi delle aziende del sistema sanitario regionale, abbiamo assistito a incomprensibili scelte rispetto alla continuità degli incarichi del personale con posizioni organizzative o di coordinamento di tutte le aziende sanitarie della regione (la cosiddetta trasposizione), e ciò nonostante il contratto, a nostro avviso, sia chiaro e i successivi pareri Aran, in particolare, l’ultimo reso al dipartimento Salute della Regione Umbria, sia granitico nel sancire la “trasposizione” degli incarichi stessi, senza necessità di procedere ad una nuova selezione, fatta salva l’ipotesi di processi di una riorganizzazione derivante dalla modifica dell’atto aziendale. Circostanza questa, che come è ben noto, non ricorre in nessuna delle nostre aziende regionali, nelle quali gli atti aziendali non vengono aggiornati da anni.

Se l’Azienda sanitaria di Potenza, pur non facendo riferimento espresso, a nostro avviso incomprensibilmente, all’istituto contrattuale da noi caldeggiato, ha nella sostanza praticato la trasposizione con una norma transitoria di salvaguardia, l’Azienda ospedaliera San Carlo non ha tenuto in considerazione non solo le istanze sindacali, ma le stesse norme contrattuali, scegliendo la strada delle selezioni e aprendo ai contenziosi che ne potrebbero seguire. Una scelta che non condividiamo, non solo perché il Contratto collettivo nazionale va in un altra direzione , ma anche e soprattutto perché , dopo la difficilissima fase pandemica che ha messo a dura prova lavoratori e cittadini della nostra regione, si rischia di generare una immotivata divisione tra lavoratori, magari quelli con più esperienza lavorativa contro i nuovi, rimettendo in gioco tutto, i servizi e le professionalità, con ulteriori aggravi anche per gli uffici amministrativi.

La Funzione pubblica Cgil ha con coerenza portato avanti questa battaglia che guarda al lavoro ed alla ottimale organizzazione dei servizi della sanità che vogliamo pubblica ed al servizio dei cittadini.

Tuttavia, l’assenza di azioni congiunte tra le varie aziende e la latitanza della Regione su questa partita così delicata sono segnali insidiosi, non solo perché non si ascolta la voce del sindacato, ma perché si confonde un diritto sancito nel contratto con un privilegio. Per questo siamo pronti a tutelare lavoratrici e lavoratori con ogni mezzo consentito.

Potenza, 1 febbraio 2023

Segretaria generale Fp Cgil Potenza

Giuliana Pia Scarano