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Rinnovo del contratto delle funzioni locali, la Fp Cgil non ha firmato: “Aumento al ribasso inaccettabile”

C’è poco da esultare per il rinnovo del contratto delle funzioni locali che la Fp Cgil non ha sottoscritto ritenendo l’aumento contrattuale previsto inaccettabile. Come già accaduto nelle funzioni centrali e in sanità, l’incremento per il triennio 2021-24 ammonta infatti a circa il 6% a fronte di un’inflazione che si aggira intorno al 16%. E non è una concreta garanzia, a nostro avviso, la dichiarazione di intenti per assicurarsi l’immediata sottoscrizione del CCNL relativo al prossimo triennio.

Un aumento a ribasso quindi perché i lavoratori del comparto, che racchiude i dipendenti delle Regioni e degli enti strumentali, delle Province, dei Comuni e delle Camere di Commercio, perderanno il 10% del valore d’acquisto della loro retribuzione.

Abbiamo chiesto al Governo più fondi ed abbiamo ottenuto cento milioni di euro che potranno essere utilizzati solo nel 2028, intanto le retribuzioni dei circa duemila lavoratori del comparto funzioni locali che operano in Basilicata si collocano tra quelle più basse tra tutti i dipendenti pubblici. 

Anche sugli arretrati gli importi pubblicati non saranno quelli perché si dovrà decurtare quanto già anticipato in busta paga, quindi per un funzionario l’arretrato non sarà di quasi duemila euro lorde, come viene propagandato,  ma solo di circa novecento.

Oltre ad un aumento non in linea con l’inflazione, la Fp Cgil aveva chiesto ulteriori risorse per la contrattazione decentrata: spesso i fondi sono irrisori e le retribuzioni accessorie veramente minime. Altrettanto deludenti le novità normative contenute nel testo sottoscritto. Come Fp Cgil avevamo chiesto di ridurre il gap con gli altri comparti attraverso fondi dedicati al riallineamento dell’indennità di comparto, lo sblocco totale dei tetti al salario accessorio e un incremento dello stesso visto che la maggior parte degli enti non potrà utilizzare l’opportunità introdotta dal DL PA che prevede che le risorse siano stanziate dagli enti ed incidano sui piani assunzionali , l’aggiunta alla contrattazione delle risorse non spese del CCNL 2019-2021, l’istituzione di una specifica sezione per le Camere di Commercio, la certezza della formazione e il riconoscimento delle professionalità di educatrici e insegnanti.

Dopo ben diciotto mesi di trattative, questo è il risultato: nulla di quanto richiesto è contenuto nel testo sottoscritto dalle altre sigle.  

Questi sono i motivi per cui non abbiamo firmato. Come FP Cgil non possiamo accettare un peggioramento nelle condizioni di lavoro, nei diritti e nelle tutele dei lavoratori e, in più, un incremento contrattuale che è pari ad un terzo dell’inflazione registrata.  Basti pensare che per gli stipendi del pubblico impego l’Italia spende il 76% in meno della Francia, il 66% in meno della Germania e il 52% in meno del Regno Unito, numeri imbarazzanti ma che dimostrano quanto poco è valorizzato in Italia il lavoro Pubblico. 

Anche sul fronte del reclutamento, le iniziative adottate dal governo sono insufficienti per garantire gli standard di personale adeguati all’Unione Europea, basti pensare che da qui al 2033 andranno in pensione circa 700.000 lavoratori pubblici. E poi vi è il fenomeno, molto diffuso negli ultimi tempi, delle dimissioni dei neo assunti dal pubblico impiego per cercare posti di lavoro, anche privati, ma ben remunerati.

Solo con l’appostamento adeguate risorse per i rinnovi contrattuali e un piano assunzionale straordinario le nostre pubbliche amministrazioni potranno tornare ad essere attrattive per i giovani, a valorizzare i propri lavoratori ed assicurare servizi pubblici adeguati.

Segretaria Generale Fp Cgil Potenza Giuliana Scarano

Segretario Generale Fp Cgil Matera Massimo Cristallo