Con la delibera di conferimento incarichi ai dirigenti regionali a tempo indeterminato, approvata ieri in Giunta, si compie l’ultimo, solo in ordine di tempo, degli atti posti in essere da questo governo regionale per ridisegnare, ormai a metà legislatura, l’organizzazione delle strutture amministrative della Regione Basilicata.
Gli esiti dell’interpello riservato ai dirigenti regionali compongono un puzzle le cui storture abbiamo, a più riprese, segnalato in questi mesi denunciando la deriva verso la quale l’ente rischiava di arenarsi in un apparente immobilismo. Basti solo pensare ai vari stop and go nel percorso di sottoscrizione del contratto integrativo della dirigenza regionale in attesa della definizione della graduazione delle strutture amministrative e della successiva formalizzazione delle fasce retributive per le indennità di posizione dirigenziale. Una negoziazione che si è trascinata per mesi e resa complicata, nonostante i ripetuti solleciti delle organizzazioni sindacali, dalla mancata messa a disposizione da parte dell’amministrazione regionale di documenti e informazioni che ritenevamo basilari per la definizione dell’accordo. Un atteggiamento sprezzante e lesivo della funzione di rappresentanza sindacale, laddove le organizzazioni sindacali altro non hanno fatto se non far valere le proprie legittime prerogative in quella che era la sede a ciò deputata.
Con l’interpello si completa il cammino solitario di questa amministrazione che chiede ai suoi dirigenti di manifestare il proprio interesse per l’affidamento degli uffici enumerati nell’elenco accluso all’avviso indicando tutti gli elementi di valutazione utili ed il proprio percorso professionale, per poi decidere di conferire i suddetti incarichi senza tener conto delle manifestazioni di interesse pervenute. Nella delibera si da atto, con una mera affermazione tautologica, delle valutazioni effettuate, ma quali siano stati i criteri utilizzati non è dato sapere alla luce di alcune inspiegabili scelte, cui paiono sottendere motivazioni del tutto estranee a ragioni organizzative e più prossime a logiche premianti o punitive di tipo personalistico.
Se si lasciano intere direzioni generali senza assegnare alcun dirigente – è il caso della direzione programmazione e gestione delle risorse strumentali e finanziarie – se si assegnano dirigenti, taluni anche rappresentanti sindacali, a strutture per le quali non hanno fatto alcuna manifestazione di interesse, assegnandoli, in qualche caso, ad una struttura di grado inferiore rispetto a quella finora ricoperta, quale sarebbe la logica organizzativa che ha ispirato le scelte? Senza tralasciare che non sono stati intaccati gli uffici delle due autorità di Gestione FESR e PSR che restano tutt’ora affidati a dirigenti esterni i quali, al contrario di altri, non sono stati dichiarati decaduti e resteranno al loro posto fino all’esito di un procedimento di selezione.
Un’operazione condita dalla contestuale approvazione di ulteriori modifiche del regolamento regionale numero 1 del 10 febbraio 2021 (Ordinamento amministrativo della Giunta regionale) in relazione a uffici già esistenti e postazioni in itinere che lascia presagire prossime riassegnazioni e spostamenti di incarichi, in una sorta di giostra impazzita che rende incomprensibile se la strategia abbia degli obbiettivi o se l’obbiettivo sia la strategia stessa. Il tutto, ancora una volta senza un franco e democratico “confronto” con le organizzazioni sindacali ma anzi ignorando completamente l’assolvimento degli obblighi di informazione preventiva.
Sono questi comportamenti ondivaghi e nei quali si applicano i più diversi metri di misura che queste organizzazioni sindacali stigmatizzano con forza e sui quali continueranno ad esercitare tutta la loro vigile attenzione.