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Fp Cgil Potenza, assemblea referendum costituzionale e sciopero 12 dicembre

Scarano: “Promuoveremo e sosterremo le ragioni del no al referendum costituzionale della prossima primavera in difesa della nostra Costituzione antifascista. Il 12 dicembre sciopereremo per difendere la dignità del lavoro e la qualità dei servizi ai cittadini e alle cittadine”

“L’assemblea generale della Fp Cgil ha sancito l’impegno di tutta l’organizzazione nel promuovere e sostenere le ragioni del no al referendum costituzionale della prossima primavera. Bisogna respingere questo tentativo anche per scongiurare le altre controriforme che intende portare avanti la maggioranza di governo quali l’autonomia differenziata e il premierato, e che, se portate a termine, sovvertirebbero definitivamente la nostra repubblica parlamentare e archivierebbero la nostra Costituzione antifascista, nata dalla resistenza e fondata sul lavoro”. Lo ha detto la segretaria generale della Fp Cgil di Potenza, Giuliana Scarano, intervenendo alla partecipata assemblea generale che ha rappresentato una importante occasione per fare il punto del quadro politico sindacale.

Nella sua relazione introduttiva Scarano, partendo dal contesto globale, ha tracciato un quadro della situazione che stiamo vivendo e fatto il punto sulle linee programmatiche e gli obiettivi a breve e medio termine dell’attività sindacale della Fp Cgil. “Viviamo in un mondo e in un’Italia segnati da supremazia militare, interessi privati e derive autoritarie che calpestano diritti e solidarietà – ha affermato – Dalla guerra a Gaza, con il genocidio che continua, alla guerra in Ucraina, il mondo è attraversato da conflitti. L’Europa, intanto, si riarma, rimodellando bilanci e priorità di spesa. La nostra sta diventando un’economia di guerra che sottrae risorse alle vere priorità economiche e sociali. Parliamo di quasi 1.000 miliardi di euro per raggiungere il 5% del PIL entro il 2035. Intanto – ha continuato – la legge di bilancio impoverisce i settori pubblici e privati che erogano servizi pubblici, continuando nella direzione di politiche di austerità. I vantaggi per il ceto medio propagandati da Meloni e Giorgetti sono inesistenti e le risorse per la spesa sociale e il welfare sono e l’intero sistema pubblico dei servizi sono insufficienti, tradendo i principi sanciti dalla la nostra costituzione, fondata sul lavoro, sulla progressività fiscale e sulla redistribuzione della ricchezza attraverso un welfare universalistico e pubblico. La stessa costituzione è sotto attacco, con riforme costituzionali che minacciano “unità nazionale, equità regionale e coesione sociale”. Per non parlare dell’attacco all’autonomia e alla libertà della magistratura.

C’è poi – ha spiegato – la stagione dei rinnovi contrattuali 2022-24 appena conclusa con la firma separata di tutti i contratti della dirigenza e dei comparti, funzioni centrali,  sanità ed enti locali. Un inedito. Gli aumenti previsti sono assolutamente insufficienti, inferiori del 10% rispetto a quanto sarebbe stato necessario a recuperare almeno il tasso di inflazione registrato nel triennio ‘22-’24 e tutelare il potere d’acquisto. Eppure è lo stesso Aran a dichiarare che le retribuzioni dei dipendenti pubblici crescono meno di  quelle dei dipendenti privati perché nel periodo 2014/2024 le retribuzioni sono aumentate del 12,2%, mentre nel privato, dove i contratti continuano a rinnovarsi nel rispetto del principio di garantire almeno il recupero del maggiore costo della vita, del 16,3%. Le amministrazioni pubbliche sono diventate un luogo ostile, avverso  per chi ci lavora: ambienti di lavoro inadatti e spesso insalubri, scarso investimento nelle tecnologie, assenza di benessere organizzativo, bassi stipendi, carriere bloccate, alta conflittualità.  Il tutto attraversato da carenze di personale che rendono le condizioni di lavoro sempre più difficili nonostante i proclami. Eppure il governo Meloni ha risposto mantenendo sostanzialmente fermo il tetto di spesa sul personale e proponendo un surrettizio aumento dell’orario di lavoro, dalla settimana corta alla liberalizzazione della libera professione in sanità, allo scambio tra nuove assunzioni e finanziamento delle elevate qualificazioni. Il 12 dicembre sciopereremo per difendere la dignità del lavoro e la qualità dei servizi ai cittadini e alle cittadine”. Dal segretario generale della Cgil Basilicata, Fernando Mega, presente all’assemblea, un appello a una massiccia adesione allo sciopero del prossimo 12 dicembre. “Scendiamo in piazza – ha spiegato – contro una manovra di bilancio ingiusta e sbagliata. La piazza scelta sarà quella di Melfi, luogo simbolo della grave crisi industriale e produttiva che sta investendo la Basilicata”.

Le conclusioni sono state affidate al segretario nazionale Florindo Oliviero. “Ci siamo rifiutati di condividere un impianto contrattuale che oltre a non dare soddisfazione dal punto di vista economico, non affronta adeguatamente neanche le tante questioni aperte sul piano normativo.

Le scarse risorse messe a disposizione dal governo Meloni bloccano, di fatto, il processo di innovazione previsto con i precedenti contratti e creano l’impossibilità per la contrattazione decentrata di dare risposte ai bisogni dei lavoratori, sia in termini di salario che di miglioramento delle condizioni di lavoro. Prende, tra l’altro, sempre più corpo un modello che vorrebbe sradicare le relazioni sindacali per come sono state praticate finora nelle pubbliche amministrazioni. E questo attacco alla contrattazione collettiva nel settore pubblico potrebbe estendersi anche al settore privato.  Anche contro questo arretramento del perimetro pubblico, contro il suo definanziamento e contro un modello che lo svilisce, il 12 dicembre sciopereremo”.