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FP CGIL, CARENZA DI MEDICI AL 118


“La carenza sempre più manifesta del personale medico del “118” in alcuni territori della Basilicata, rappresenta una situazione particolarmente grave soprattutto adesso che, a causa dell’emergenza Covid 19, la popolazione ha maggiormente bisogno di servizi di sanità territoriale. Proprio in virtù di questa pandemia i medici, per spirito di dedizione e con encomiabile abnegazione, si sono sottoposti, per mesi e mesi, a turni ben oltre le 48 ore settimanali, mettendo così a rischio la propria salute e la qualità del servizio. Ma c’è di più: da alcune Postazioni Territoriali di Soccorso (P.T.S.) sta scomparendo la figura del medico (es: Venosa, Senise, Potenza, etc), non avendo più personale a sufficienza per poter riempire le caselle dei turni che, ormai, vengono stabiliti settimanalmente.

Con una formale comunicazioni abbiamo fatto appello sia ai vertici dell’ASP che della Regione Basilicata, affinché si adottino soluzioni immediate e più opportune per tamponare l’emergenza e mettere in campo interventi strutturali per risolvere il problema che, nel prossimo futuro, rischia di aggravarsi. La situazione è ad alto tasso di criticità anche nella Centrale Operativa Unica di Basilicata “118”, ove la carenza di medici ha determinato delle scelte “tampone” per colmare l’organico, senza predisporre la formazione dei professionisti, mettendo così a nudo le “approssimazioni” che, da qualche tempo, dominano il Dipartimento di Emergenza Urgenza (D.E.U.).

La falla più preoccupante del sistema “118” è quella dei medici convenzionati, un gruppo eterogeneo per provenienza e di difficile stabilizzazione, che comporta un costante turn over con ripercussioni negative sull’organizzazione del servizio, di per sé già molto compromessa, che richiederebbe una profonda riflessione. Il limite del possesso dell’attestato delle 300 ore per accedere al servizio potrebbe essere superato, aprendo le graduatorie ai professionisti da formare sul campo. Allo stato attuale il “turn over” dei professionisti viene rimpiazzato solo in minima parte da contratti a tempo determinato, in quanto i criteri di accesso rendono difficile il reclutamento di risorse umane. Se si considera che le Aziende Ospedaliere arruolano neo laureati con contratti co. co. pro., con Partita IVA ed altre forme contrattuali, la condizione del DEU appare alquanto anacronistica. Basti pensare che in Italia vi sono circa 20 mila medici senza nessuna specializzazione (c.d. Camici Grigi) che potrebbero potenzialmente essere interessati al “118”. Invece, assistiamo ad un immobilismo che da il segno dell’inconcludente programmazione che ha distinto il DEU 118, da tutti elogiato e ritenuto strategico ma, nei fatti, abbandonato a se stesso e sistematicamente smantellato.

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