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Fase 2 – pensare ripartenza garantendo la sicurezza

Lunedì 4 maggio è partita la cosiddetta fase 2 che per il servizio sanitario significa tornare ad occuparsi di tutte quelle patologie che in queste settimane sono state costrette ad aspettare e per le quali visite specialistiche, esami e operazioni programmate sono state rinviate.

A una settimana dall’adozione del provvedimento con il quale la Regione Basilicata ha disposto la ripartenza, tra le altre, delle attività ambulatoriali, non conosciamo le proposte dell’azienda sanitaria regionale San Carlo per far ripartire in sicurezza le varie attività contemperando la piena tutela del diritto alla salute con le misure atte a limitare il rischio contagio. Chiediamo pertanto di essere informati sulle misure che saranno adottate per evitare il concentramento di utenti, per limitare la riduzione dei tempi di permanenza, gli specifici percorsi dedicati appositamente individuati, come si intende riorganizzare il planning delle prestazioni, la rimodulazione del personale in presenza con adeguata dotazione di idonei DPI agli operatori.

A tal fine sollecitiamo anche la velocizzazione della condivisione e sottoscrizione del protocollo sulla sicurezza, per proteggere lavoratori e utenti e ripristinare il diritto di cura dei pazienti.

In questa fase di uscita dall’emergenza occorre ripensare l’organizzazione dell’azienda ospedaliera guardando all’urgenza nella riapertura dei reparti non Covid e nella riprogrammazione delle attività ambulatoriali, con la consapevolezza che anche quelle non sospese dalla giunta regionale hanno nei fatti subito uno stop ed pertanto ancor più impellente e necessario il problema atavico delle liste di attesa, che subirà un naturale incremento a seguito del forzato stop.

Tutto questo deve inevitabilmente coniugarsi con il rafforzamento degli organici dell’azienda.

Già i recenti dati generali forniti dall’Istat ci offrono una lucida fotografia della condizione in cui versa il comparto sanità: la retribuzione media del personale sanitario del comparto, esclusi i dirigenti, è di 33.317 euro annuo; la diminuzione del personale tra il 2009 e 2018 è stata di 44 mila unità, mentre il personale invecchia, con un’età media di 50,7 anni, 650.000 dipendenti assunti a tempo indeterminato mentre i precari sono circa 35 mila, come emerge dai dati del Conto Annuale, a fronte di una richiesta delle Regioni al governo di autorizzare circa 20 mila assunzioni tra medici e infermieri solo per affrontare la fase acuta dell’emergenza pandemica.

Per quanto riguarda l’azienda San Carlo, anche alla luce dell’elevato numero di dipendenti immunodepressie con prescrizioni che la stessa azienda ha collocato a riposo per tutto il periodo della pandemia e delle innumerevoli delibere di pensionamento che quotidianamente appaiono sull’albo pretorio aziendale, ribadiamo la necessità di procedere a nuove assunzioni prorogando anche i contratti a tempo determinato attivati nella fase di emergenza.

Le carenze esistenti, nonostante scintillanti proclami, non sono mai state realmente sanate: infatti i nuovi ingressi dell’ultimo anno non sono neanche serviti a coprire le unità collocate a riposo o le numerosissime dimissioni volontarie che da ottobre ad oggi risultano in almeno 40 unità di diversi profili. E anche questo crediamo sia un dato su cui interrogarsi.

Se fin dall’inizio dell’emergenza Covid-19 da più parti e con molte strade si è tentato di intervenire con aiuti economici in favore dei medici e degli infermieri impegnati nel contrasto all’epidemia, oggi occorre che alla luce della necessaria riorganizzazione delle attività l’azienda proceda a nuove assunzioni di medici, infermieri e oss (dalla mobilità ne sono arrivati poco più di 20 a fronte di oltre 50) utilizzando anche le annunciate misure contenute nel dl rilancio per rafforzare gli organici, 240 milioni per nuove assunzioni di medici e personale sanitario.