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Contagiata guardia medica. Cgil: mandati al mattatoio

Lo abbiamo denunciato a più riprese: i medici di medicina generale e della continuità assistenziale sono esposti ad un rischio elevato e continuano a oggi a non essere adeguatamente tutelati con i necessari e indispensabili dispositivi di sicurezza individuale. Lo dimostra il caso di positività al Covid19, appena appreso, di un medico della continuità assistenziale degli ambulatori di Sant’Angelo le fratte e Savoia di Lucania.

Non si può pensare di continuare così, mandando al mattatoio i medici. È necessario sanificare gli ambulatori e sanificarli quotidianamente e occorre munire questi professionisti delle adeguate protezioni  per permettere loro di prestare le necessarie cure ai pazienti tutelando la loro sicurezza e la loro salute.

Se siamo realmente convinti che il modello ospedalocentrico è  inadeguato a fare fronte ad epidemie di questa portata, com’è diventato evidente dopo la chiusura di interi ospedali in Italia per la diffusione dell’infezione tra medici, infermieri e pazienti, dobbiamo ripartire dalla consapevolezza che è dal territorio e dai medici che vi operano che bisogna iniziare ad intercettare e isolare sin dall’inizio i pazienti positivi e i loro contatti stretti e meno stretti  con test affidabili ma anche con rapidi kit di screening, nonché a monitorare in maniera seria e costante coloro che, seppur positivi, non necessitano di un ricovero ma sicuramente di adeguate e congrue cure domiciliari.

È essenziale l’informazione, la formazione e la protezione adeguata di tutti gli operatori sanitari e in particolare di quelli più direttamente esposti sia per il controllo dell’epidemia sia per continuare a fornire tutte le cure necessarie alle persone con infezione da Covid-19, nonché a per continuare a garantire le cure a tutti gli altri pazienti che necessitano di trattamenti a domicilio, affetti dal virus o dalle altre patologie che non sono svanite nel nulla.

L’istituzione delle unità speciali di continuità assistenziale, che comunque giunge tardiva in una regione dove il contagio appare ancora contenuto, non basta se non si determina una effettiva rete sul territorio  assicurando adeguati DPI a tutti coloro che sono impegnati in prima linea e monitorando lo stato di salute di tutti i medici attraverso tamponi costanti, per intercettare subito ed isolare i sanitari infettati e i loro contatti. E su questo l’azienda sanitaria deve attivarsi con immediatezza per ampliare i laboratori attrezzati per la processazione dei tamponi. I tempi che continuiamo a registrare sono assolutamente inammissibili per tutti, ma a maggior ragione per gli operatori sanitari.

Se vogliamo rafforzare l’area territoriale, come indicano chiaramente le linee di indirizzo  dell’ultima circolare ministeriale della  Sanità, dobbiamo in primis proteggere i nostri medici di medicina generale e di continuità assistenziale e tutti i sanitari che operano sia sul territorio che negli ospedali. Tutelare la loro sicurezza e salute significa, lo ribadiremo sino allo sfinimento, tutelare la salute dell’intera collettività.