Venerdì 9 giugno, dalle 9 alle 10,30, i precari della ricerca sanitaria dell’Irccs Crob saranno in assemblea per discutere del loro futuro lavorativo. Parliamo di 23 professionisti, 15 ricercatori e 8 di supporto alla ricerca, che da anni sono uno degli importanti pilastri del nostro Istituto di ricerca, vivendo nel precariato. In Italia, infatti, la ricerca sanitaria vive una malattia ormai cronica causata da politiche del lavoro inefficaci, messe in piedi dagli scorsi esecutivi e ancora non risolti dall’attuale. Le politiche degli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) pubblici e degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali (IZS) sono basate sul concetto che la ricerca debba essere precaria per definizione, interpretando erroneamente una visione di sistema competitivo.
Con l’istituzione della Piramide della Ricerca (legge 205/2017), applicandola al personale precario storico della ricerca sanitaria, si è di fatto perpetuato l’abuso di contratti a termine di tali professionisti. I ricercatori sanitari e i collaboratori di ricerca hanno acquisito, infatti, un ulteriore contratto a termine di 5+5 anni dopo decenni di precariato atipico (co.co.co., borse di studio, partite Iva).
La Piramide della Ricerca voluta dal ministero della Salute si è rivelata un incubatore di lavoratori precari senza prospettive e un colabrodo di know-how pubblico. La sua inefficacia è stata dimostrata dalla fuga del personale storico nel corso degli ultimi anni (perdite a livello nazionale del 30%, al CROB di Rionero il 60%) per mancanza di riconoscimento di ruolo, prospettive di crescita e per inadeguato riconoscimento salariale.
Sul piano contrattuale per questo personale era stato stipulato il CCNL dell’11 luglio 2019 del comparto Sanità – sezione del personale del ruolo della ricerca sanitaria e delle attività di supporto alla ricerca sanitaria. Con la tornata 2019-2021 il CCNL avrebbe dovuto essere unico ma le parti hanno disatteso questa indicazione rimandando ad una successiva sessione negoziale la normativa per il ruolo della ricerca sanitaria.
A seguito di un grande sforzo di concertazione, maggioranza e minoranza avevano approvato nelle Commissioni Finanze e Affari Sociali della Camera l’articolo 16bis al decreto Bollette per porre fine alla pluridecennale precarietà che affligge i lavoratori della ricerca sanitaria, i quali non sono mai stati contemplati nelle varie stabilizzazioni approvate nelle leggi di Bilancio degli ultimi anni (es. Legge Madia, stabilizzazione del personale COVID). Tuttavia il giorno successivo si è resa necessaria la soppressione di tale articolo in quanto “ai fini di valutarne l’impatto finanziario – è scritto nel documento della Camera – appare necessario disporre di dati aggiornati circa la potenziale platea interessata dalle assunzioni a tempo indeterminato”, tenuto conto che ultimi dati disponibili dichiarati risalgono al 30 giugno 2016. Giovedì 18 maggio vi è stata l’approvazione corale, multipartitica e unanime della Camera dell’ordine del giorno che “impegna il Governo a prevedere le misure economiche e normative volte alla stabilizzazione delle centinaia di lavoratori e lavoratrici precari” ma a oggi nulla è cambiato.
Pare non esserci nessuna sensibilità da parte dei nostri governanti che, in tutti questi anni, non sono riusciti a dare una risposta concreta ai lavoratori della ricerca sanitaria pubblica, la cui missione è migliorare le possibilità diagnostiche e terapeutiche del sistema sanitario nazionale. La salute è un diritto fondamentale dell’individuo e la stabilità del lavoro del personale della ricerca sanitaria pubblica è a garanzia di questo diritto. Riteniamo che non possa essere precario il lavoro di chi tutela un diritto fondamentale, per questo i sindacati confederali hanno indetto lo stato di agitazione e stanno organizzando assemblee congiunte nei vari istituti.
Potenza, 7 giugno 2023
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